Carta, che passione!

Sono nata al tempo in cui "una foto non stampata è un ricordo che non c'è".
Chiamatemi pure boomer, ma alla fine ognuno ha la sua gioventù e ognuno avrà i suoi ricordi.
Ho iniziato a fotografare in un'era in cui si stampava tutto, ma proprio tutto e ho assistito all'infanzia e all'adolescenza del digitale, quando ancora il file DOVEVA essere stampato per essere considerato una foto, con tutte le grane tecniche e tecnologiche del caso.
La fotografia digitale si è evoluta in maniera quasi allarmante, passando in un battibaleno dal cartaceo a internet, ai cloud, alle memorie di cellulari, computer, agli hd e alle chiavette, a Facebook, Instagram etc etc etc.
È diventata una costante impalpabile della nostra vita, sempre presente, quasi essenziale, eppure eterea, evanescente, illusoriamente eterna.
Il mercato della stampa fotografica è crollato, sono dimenticati i tempi dei 100 rullini al giorno, ognuno da 36 pose, che affollavano gli appositi stendini posti accanto alla sedia dello stampatore. Migliaia di foto "formato cartolina" al giorno, per settimane dopo le vacanze di agosto.
L'onore della stampa è oggi, molto spesso, solo per le foto "importanti", per quei ricordi che riteniamo debbano vivere oltre l'etere internettiano.
Perché, a tutt'oggi, rendere tridimensionale, tattile, "vero" qualcosa che possiamo sì vedere, ma non toccare, lo rende del tutto "reale" e, diciamolo, anche "prezioso".
Nonostante sia nata e cresciuta in un mondo lontano nel quale era assolutamente normale stampare le immagini fotografiche, ad oggi sono estremamente selettiva su ciò che voglio portare su carta. Rappresenta ciò che, sebbene illusoriamente, resterà davvero. 
Per questo ho deciso di scegliere dei supporti che, in qualche modo, mi rappresentino anche un po'. Selezionati non solo, ovviamente, rispetto al tipo di soggetto, ma anche all'esperienza tattile associata a questo che desidero trasmettere.
Avere tra le mani una fotografia è già un'emozione, trasforma un istante rubato al tempo in qualcosa che si può toccare. 
Unire vista e tatto e, perché no, anche olfatto, trovo possa rivelarsi essere una piacevole esperienza sensoriale.
Molte carte fine art in commercio hanno grane morbide, sono piacevoli alla vista, al tatto ed alcune all'olfatto. Profumano di carta da disegno e riportano ai tempi dell'acquerello a scuola.
Tra queste, le carte giapponesi sono sicuramente quelle che mi emozionano di più, con le superfici morbide come cotone e i bordi sfrangiati, tipici dei fogli realizzati a mano.
Mi sono innamorata particolarmente delle "shiramine", deliziosi fogli in piccolissimo formato, spessi, fibrosi, morbidi al tatto e deliziosamente sbordati, ideali per realizzare preziose miniature.
Sto pian piano completando un piccolo portfolio che vuole diventare qualcosa di più, una serie numerata che possa essere considerata anche e soprattutto un oggetto prezioso da voler acquistare ed esporre.
Intanto testo supporti e mi appassiono di superfici, bordi, tinte, texture delicate.
È lontano il tempo della "carta lucida" o "carta opaca".
E la stampa digitale fine art non è nemmeno così scontata come molti possono pensare, non si riduce all'attaccare una stampante costosissima, inserirvi un foglio di carta non esattamente economico e fare "click" su "print". 
Ma questa è un'altra storia e si riaggancia anche un po' al post precedente.
Tornare a realizzare da sola le mie stampe è estremamente soddisfacente. Non sempre facile, ma per questo ancora più entusiasmante.




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