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Carta, che passione!

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Sono nata al tempo in cui "una foto non stampata è un ricordo che non c'è". Chiamatemi pure boomer, ma alla fine ognuno ha la sua gioventù e ognuno avrà i suoi ricordi. Ho iniziato a fotografare in un'era in cui si stampava tutto, ma proprio tutto e ho assistito all'infanzia e all'adolescenza del digitale, quando ancora il file DOVEVA essere stampato per essere considerato una foto, con tutte le grane tecniche e tecnologiche del caso. La fotografia digitale si è evoluta in maniera quasi allarmante, passando in un battibaleno dal cartaceo a internet, ai cloud, alle memorie di cellulari, computer, agli hd e alle chiavette, a Facebook, Instagram etc etc etc. È diventata una costante impalpabile della nostra vita, sempre presente, quasi essenziale, eppure eterea, evanescente, illusoriamente eterna. Il mercato della stampa fotografica è crollato, sono dimenticati i tempi dei 100 rullini al giorno, ognuno da 36 pose, che affollavano gli appositi stendini posti accan

Razzismo fotografico

Sì, purtroppo esiste anche in fotografia. Sottile, a tratti impercettibile, ma fastidioso, odioso, discriminatorio come in tutte le altre situazioni in cui lo si può riscontrare. Cosa intendo per "razzismo fotografico"? Una serie di atteggiamenti coi quali mi scontro quotidianamente e che ritrovo anche in tutti gli altri generi artistici. "La vera fotografia è solo quella di ritratto", oppure di "street", o di "reportage". La fotografia di matrimonio "ma che vuoi che sia, la fan tutti!"; quelli che fanno paesaggio realizzano "belle cartoline". Per non parlare del "ah ma il digitale non sarà mai come la pellicola!", "solo chi scatta in pellicola fa vera fotografia, tutto il resto è banalità"; "non c'è niente di artistico/creativo/originale/artigianale nel fotografare e stampare digitale" Fermi Tutti Ragazzi, scendiamo dal piedistallo, che non è cosa. Quando sento queste affermazioni e avverto i