Razzismo fotografico

Sì, purtroppo esiste anche in fotografia.
Sottile, a tratti impercettibile, ma fastidioso, odioso, discriminatorio come in tutte le altre situazioni in cui lo si può riscontrare.
Cosa intendo per "razzismo fotografico"? Una serie di atteggiamenti coi quali mi scontro quotidianamente e che ritrovo anche in tutti gli altri generi artistici.
"La vera fotografia è solo quella di ritratto", oppure di "street", o di "reportage". La fotografia di matrimonio "ma che vuoi che sia, la fan tutti!"; quelli che fanno paesaggio realizzano "belle cartoline".
Per non parlare del "ah ma il digitale non sarà mai come la pellicola!", "solo chi scatta in pellicola fa vera fotografia, tutto il resto è banalità"; "non c'è niente di artistico/creativo/originale/artigianale nel fotografare e stampare digitale"
Fermi
Tutti
Ragazzi, scendiamo dal piedistallo, che non è cosa.
Quando sento queste affermazioni e avverto il sussiego e la boria con la quale vengono pronunciate, mi sale il crimine.
Partiamo dal presupposto che nessun genere fotografico è superiore ad un altro.
Non è che il ritratto è più nobile della fotografia di paesaggio o di sport ed è inutile, deleterio e riduttivo fare il confronto.
Ogni genere ha le sue caratteristiche, richiede un tipo differente di sensibilità, di capacità, di esperienza e, sì, a volte pure di attrezzatura.
Ho conosciuto fotografi matrimonialisti che realizzano immagini di matrimonio eccezionali, ma che come fotografi di sport sono dei disastri e altrettanto viceversa. Ciò non significa che un genere sia più difficile dell'altro, ma solo che persone diverse si approcciano, amano, sono portate a fare cose differenti. 
Non c'è un genere che è "più fotografia" dell'altro.
Tutti rientrano nella Fotografia.
Altro tasto dolente: la tecnica.
L'Arte del Negativo e della Fotografia Analogica sopra a tutto il resto.
Guai a fotografare col cellulare! Sacrilegio!
Digitale, analogico, cellulare, drone, sono tutti solo ed esclusivamente strumenti.
Nessuno vale più dell'altro.
Quello che vale è la mano che li utilizza, l'occhio che inquadra, la mente che si esprime attraverso di essi.
Poi una persona può essere più portata ad usare uno strumento piuttosto che un altro, ma non è lo strumento o lo tecnica a dare valore al prodotto finale.
Non perché ho scattato in analogico e stampato a mano, la mia immagine vale di più di un'altra realizzata in digitale o con un cellulare.
Il valore di un'immagine, di un lavoro, di un portfolio, sono dati anche, in parte, dalla tecnica, ma prima di tutto dall'intento, dalla riuscita, dall'intenzione, dalla progettualità, dalla capacità espressiva.
Puoi scattare a pellicola e stampare a mano, ma se realizzi immagini senza senso, che valore hanno?
Anche in questo ragionamento entra in campo, fondamentale, la sensibilità del fotografo. C'è chi ama lavorare in digitale, lo utilizza con maestria, è conscio di pregi e difetti e li sfrutta a suo vantaggio. Lo sente suo, è il suo strumento.
C'è chi utilizza sempre il digitale, ma con il cellulare.
Quindi???
È uno strumento. Ho uno scopo, so cosa voglio e come lo voglio realizzare, il cellulare è lo strumento ideale e lo uso.
Punto. 
La "nobiltà" sta nell'intento, nella creatività, nella capacità della persona di utilizzare quello strumento per realizzare l'immagine (le immagini) che si è prefissata.
Idem con patate per la pellicola.
Il discorso del "copia unica" non vale. La manipolazione meccanica dell'immagine avviene da sempre anche con le stampe digitali e, comunque, anche un negativo può essere riprodotto, identico, praticamente all'infinito (che è poi il punto centrale de "L'opera d'arte nell'epoca della sua riproducibilità tecnica").
Se ho realizzato una castroneria, non è che ha più valore perché è un ritratto in pellicola, sempre castroneria resta... Se ho realizzato una (o una serie) eccellente immagine di paesaggio in digitale,  ho creato un'opera di valore, che io abbia usato un banco ottico, una reflex, un cellulare. 
Esempio: le immagini di Marilyn scattare da Avedon avrebbero meno valore se le avesse realizzate in digitale? No. Sarebbero diverse? Forse. Ci importa se le ha scattate con una Nikon F100 piuttosto che con, faccio un esempio, una usa&getta Kodak? No.
Sarebbe stato in grado di farlo? Sì. 
Non l'ha fatto perché lo scopo, l'utilizzo, la sua modalità di lavoro erano altre.
Non c'è una tecnica, uno strumento più "nobile" di un altro.
Non sei più figo perché scatti ritratti in pellicola. Magari fai delle cose encomiabili, ma magari anche no. 
Chiudo l'ennesimo #polemicopost con due frasi che sono tra le mie preferite...


"Attrezzatura e tecnica sono solo l'inizio. È il fotografo che conta più di tutto."

John Hedgecoe


"Una macchina fotografica non ha mai creato una grande immagine, come una macchina da scrivere non ha mai creato un grande romanzo."

Peter Adams



Commenti

  1. Grazie per la tua spiegazione così chiara Elena. La condivido pienamente.

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