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Visualizzazione dei post da ottobre, 2015

Empatia

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E' lì, che mi aspetta. Il primo sole del mattino scorre, caldo e languido, sulle sue morbide forme perfette. Forme di donna, mi viene da pensare sorridendo. Sì di una bella, indomabile donna. Mi attende nell'hangar, sornione, come una bella donna al mattino, in attesa di un'ulteriore prova d'amore. Di virilità. Un invito e una sfida. Il rullaggio sulla pista è un dolce preliminare. La spinta, il decollo come l'assalto di una belva furiosa. Un brivido, fors'anche per un infinitesimo istante, di paura e piacere dal cervello al cuore. E oltre. Il volo, un gioco infinito delle parti. Estasi? Forse. Empatia. Parte l'uno dell'altro, le coscienze fuse in una. L'uno il prolungamento dell'altro. Umano e macchina. Ma c'è differenza, in quei momenti? L'urto al suolo è come un pugno nello stomaco. Il ritorno a terra. Alla realtà. Man mano, la sensazione sgradevole di rientrare nel proprio corpo che d'improvviso pare troppo stre

La crisi del foglio bianco

L'idea che ti sfugge; il bianco candido che ti aggredisce la vista e il cervello; lo spazio vuoto che urla e brama di essere riempito mentre tu sei lì che lo fissi e... ... niente! Centordicimila idee si accavallano e si accartocciano nella mente, intersecandosi, intrecciandosi, incasinandosi, senza capo né coda e tu ci sei nel mezzo. Vorresti acchiapparne una, una *valida* e schiaffarla su quel cavolo di foglio, ma... niente! Sfuggono, svolazzano, ti sbeffeggiano e tu sei lì, davanti a quel vuoto assordante che ti grida addosso la sua frustrazione: riempimi! Vestimi! Scrivimi! Disegnami! Imprimimi! Allora, stremato, ci provi: scrivi, leggi, cancelli, riscrivi, rileggi cancelli. Poi lasci tre parole in croce, giusto perché il foglio non resti proprio bianco-bianco. E chiudi. Ma quel candore vuoto è lì che ti rode dentro. Un giorno. Una settimana. Un anno. Poi viene quella mattina/pomeriggio/sera, non importa il momento della giornata, ma tu sai che devi riprendere in mano q

Ci sono luoghi che...

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Ci sono luoghi che è una vita che vuoi visitare, che hanno colpito il tuo immaginario fin da bambino e che aneli di vedere e toccare dal vivo, di respirarne l'aria e l'atmosfera. Ci sono luoghi che reputi lontanissimi, che pensi non visiterai mai, eppure nei quali desideri immergerti con tutta l'anima. Luoghi che percepisci, in un certo senso, come "casa". Sarà solo immaginazione di bimbo, l'influenza di una fiaba raccontata la sera, di un libro, un documentario, un cartone animato, eppure quella sensazione non ti molla neppure da adulto, resta lì e ti fa dire: "Un giorno ci andrò!" Quel giorno è arrivato, e io da là non avrei voluto andarmene mai. Avrei voluto restare, guardare il sole tramontare tra le pietre, respirare l'aria che si faceva umida e profumava d'erba e di fieno. Avrei voluto restare e ascoltare. Il silenzio, i suoni della natura, il fruscio delle ali dei corvi che, altezzosi guardiani, osservavano tutti dall'alto